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Di: Lavoro&Welfare di giovedì 10 luglio 2014 14:21

Piano di Garanzia per i Giovani, il punto di vista dei giovani Consulenti del Lavoro.

Abbiamo chiesto all’ Associazione Nazionale Giovani Consulenti del Lavoro di raccontarci il loro punto di vista sulla Garanzia Giovani e siamo lieti di ospitare qui il loro contributo

A cura dell’Associazione Nazionale Giovani Consulenti del Lavoro

L’Associazione Nazionale Giovani Consulenti del Lavoro (www.angcdl.it) nasce con lo scopo di promuovere la figura professionale, intellettuale e sociale dei giovani Consulenti del Lavoro, agevolando il dibattito in merito a problematiche culturali e professionali, delle quali si fa portavoce con le istituzioni di categoria.

«Se i giovani non trovano lavoro, l’Italia è finita». E’ in queste parole, pronunciate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si racchiude la nostra necessità di analisi e di confronto.

In un momento economico di profonda crisi, che ormai si protrae dal 2008, il progetto di istituire un Piano Nazionale di Garanzia per i Giovani deve sicuramente essere accolto con un plauso. La categoria dei Consulenti del Lavoro, da sempre attenta al fattore umano presente in azienda, ha visto di buon occhio tale progetto e ne sposa sicuramente il fine ultimo.

Merita, però, analizzare alcuni passaggi attuativi del Piano stesso per coglierne alcune criticità.

Il primo e sicuramente più importante è la scelta di individuare quali “gestori delegati” le Regioni. In un mercato del lavoro globale e costituito da aziende che ormai difficilmente si appoggiano ai servizi offerti dai Centri per l’Impiego, la scelta di delegare l’attuazione concreta del progetto alle Regioni, appare sicuramente una strozzatura che rischia di portare al fallimento dell’iniziativa; fallimento che, alla luce della situazione che ormai viviamo quotidianamente in Italia, difficilmente sarebbe sostenibile. Il mercato italiano, nella logica regionale, viene vissuto come frammentato, la realtà ci deve spingere ad approcciarci al mercato italiano come un unicum e come parte di un mercato globale, frazionare ulteriormente il mercato del lavoro italiano  rischia di portare ad un forte spreco di risorse. Su tale passaggio si innesta quanto proposto dai Consulenti del Lavoro nel corso dell’ottavo Congresso di Categoria relativamente alla riforma del titolo V della Costituzione che riporterebbe ad una reale riunificazione del mercato del lavoro italiano.

Ulteriore spunto di riflessione è quanto già evidenziato dal Piano di attuazione italiano della Garanzia per i Giovani, a pagina 7, quando si afferma che “con riferimento al secondo target [Giovani non occupati che abbandonano precocemente un percorso di istruzione o formazione e non si registrano come disoccupati o inoccupati, ma cercano lavoro (sia pure non attivamente) o sono disponibili a lavorare] , va specificato che, come segnalato dall’Istat , la condizione di NEET può corrispondere non a uno scoraggiamento nei confronti del possibile successo della propria ricerca di lavoro, bensì a una condizione di inattività liberamente scelta”. Tale passaggio evidenzia un’ulteriore problematica, in parte già richiamata sopra: i Centri per l’Impiego in Italia non funzionano (secondo i dati Isfol i collocati dai Cpi sono pari al 3,1%, in gran parte appartenenti alle categorie protette) e non vengono più vissuti dai giovani quale strumento per il reale inserimento nel mercato del lavoro. Sarà difficile inserire dei giovani nel mercato del lavoro tramite i Centri per l’Impiego se la loro struttura, organizzazione e azione rimane tale e se entrambe le parti, lavoratori e datori di lavoro, non si rivolgono più agli stessi.

Nelle misure di supporto per l’integrazione nel mercato del lavoro,così come richiamate al punto 2.4 del Piano in analisi, si rileva un’ulteriore criticità: stiamo parlando di strumenti di avvicinamento al mercato del lavoro ma non di reale inserimento nello stesso. Tolta l’offerta di lavoro accompagnata da bonus occupazionale (che era già stata prevista con D.L. n. 76/2013 dal Governo Letta) ed il contratto di apprendistato, le altre tipologie di inserimento nel mercato del lavoro (tirocinio formativo, proposta di iscrizione al servizio civile, accompagnamento in un percorso di avvio d’impresa) nella realtà non porteranno ad una reale occupazione ma solamente ad un timido avvicinamento al mercato del lavoro; avvicinamento che difficilmente si tramuterà in una stabilizzazione del lavoratore, questo anche perché, principalmente, è difficile parlare di occupazione reale se le aziende non hanno necessità di incrementare il proprio organico. Stiamo focalizzando tutte le energie su un piano occupazione senza tenere conto che le aziende, ad ora, non sono alla ricerca di nuovi strumenti per l’inserimento di figure professionali nella propria struttura. Le azioni reali che servirebbero al mercato del lavoro, ora, dovrebbero essere indirizzate ad un incremento della domanda di beni e servizi. Solo dopo tale ripartenza sarà importante avere strumenti creati ad hoc per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.

I Consulenti del Lavoro sono una categoria da sempre attenta al fattore umano, la nostra storia nasce proprio allo scopo di gestire nel migliore dei modi i rapporti interpersonali scaturenti dal sinallagma lavorativo. Quotidianamente ci interfacciamo con datori di lavoro e lavoratori, la nostra mission sociale è da sempre quella di gestire nel modo migliore il personale in forza in azienda, proponendo tutto il ventaglio di possibilità sia per creare occupazione che per preservare i livelli occupazionali esistenti. Il Piano di Garanzia per i Giovani, anche se presenta le criticità sopra esposte, sarà una sfida a cui la nostra categoria parteciperà, stimolando l’incontro tra domanda e offerta e soprattutto incoraggiando l’avvicinamento dei giovani ai canali preposti all’attuazione di questo strumento.

 

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