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Di: Lavoro&Welfare di martedì 2 febbraio 2016 13:21

Per un nuovo modello di sviluppo

20150710_libro Il protrarsi della crisi iniziata nel 2007-08, che ha portato nelle secche della “secular stagnation”,  rende sempre più urgente la scelta di un nuovo modello di sviluppo, alternativo alle logiche del neoliberismo. E’ la tesi centrale del nuovo libro di Laura Pennacchi, - Dalla crisi a un nuovo modello di sviluppo, EDIESSE, Roma, 2015.

L’ideologia della destra ha favorito i processi di mercificazione che ha toccato anche la sfera dei servizi; ha aggredito la mediazione istituzionale in nome del primato del mercato; ha screditato il ruolo dello Stato, riconoscendogli al massimo il ruolo di correzione dei fallimenti del mercato o di assistenza dei più deboli. Si è determinato il primato della finanza sulla politica e sull’attività produttiva; si è alimentata la precarietà del lavoro e si è additata nel debito pubblico l’origine della crisi, quando invece essa è stata nell’accumulazione esorbitante  del debito privato. Di fronte alla crisi, negli USA e in Europa si è reagito diversamente: negli Stati Uniti con un forte ruolo dello Stato e della leva pubblica; in Europa con le politiche di austerità imposte dai governi conservatori. In questi trent’anni, le diseguaglianze sociali sono cresciute a dismisura, come documenta il fondamentale studio di Piketty. Tuttavia la sua ricetta di una redistribuzione a valle della ricchezza prodotta non si misura con l’esigenza di un nuovo modello di sviluppo, che eviti dall’origine la crescita della diseguaglianza.

Bisogna prendere atto che il neoliberismo, responsabile della crisi,  dimostra una notevole capacità di resilienza, mentre tarda ad affermarsi un’alternativa basata su uno sviluppo  selettivo e sulla crescita dell’occupazione. La critica del neoliberismo non può limitarsi alla sfera economica, ma deve chiamare in causa altre discipline come la filosofia, l’antropologia, la sociologia per superare  la divisione tra politica ed etica e, per dirla con Kant, “ fare ciò che è giusto”, non necessariamente ciò che è utile. Virtù come l’onestà, la parsimonia, la diligenza, la curiosità sono indispensabili nella vita pubblica e non sono necessariamente antieconomiche(p.163). Che la politica guidi l’economia non è un concetto passatista, semmai è straordinariamente moderno perché tende a rimettere la persona al centro dell’economia.

Perciò l’alternativa deve basarsi sul trinomio lavoro- persona- welfare. Il lavoro, che costituisce mezzo di connotazione dell’identità o, come dice Crouch, di cittadinanza,  deve fare i conti con la persistenza  del lavoro schiavizzato, del lavoro minorile, degli infortuni sul lavoro. L a persona , punto di incrocio della cultura socialista e del cattolicesimo democratico, è il protagonista di un impegno per  condizioni dignitose di vita,  rispetto,  autostima. Il welfare moderno non è strumento residuale di assistenza per i ceti disagiati, ma condizione ineliminabile di un modello sociale basato sulla coesione sociale, la solidarietà, le pari opportunità..

Va inoltre riaffermata con forza, anche in questa fase cosmopolita, il ruolo dello Stato, specie se si considera la superiorità del modello sociale europeo su quello anglosassone. Uno  Stato che non si  limiti alle correzioni dei fallimenti di mercato. Seguendo le analisi di Mariana Mazzucato, Pennacchi insiste molto sul ruolo dello Stato innovatore, capace di investire capitali pazienti nei settori strategici che guardano al futuro . Tutta l’elettronica di consumo nasce a valle degli investimenti del Governo americano su Internet. Lo stesso può dirsi per le nanotecnologie,  le biotecnologie, i farmaci delle malattie rare, la green economy, la meccatronica, l’agenda digitale.

Un nuovo modello di sviluppo non può non trarre alimento ideale dal  new deal rooseveltiano, capace di creare direttamente posti di lavoro, realizzare investimenti pubblici, dare vita ad aziende e agenzie statali per incoraggiare gli investimenti privati, la ricerca la formazione. O  guardare allo spirito del Piano del Lavoro della CGIL del 1949-50.  Poco convincente appare la strategia della decrescita felice, mentre semmai è necessario programmare una crescita fondata sulla green economy, le fonti alternative di energia, i beni comuni e i beni sociali. Si può anche prevedere la riduzione dell’orario di lavoro, ma è necessario puntare anzitutto su occupazione aggiuntiva. Un nuovo sviluppo economico è strettamente collegato con la riforma del capitalismo, per un nuovo compromesso tra capitalismo, democrazia, Stato sociale. L’attuale assetto del capitalismo, oltre a generare diseguaglianze e miseria, rischia di favorire sempre più meccanismi di crisi  e di stagnazione. Non sono convincenti le tesi che , da opposti versanti, ritengono immodificabile il capitalismo attuale, di fronte al quale ci si può impegnare al massimo con politiche di razionalizzazione.

Fondamentale la battaglia per cambiare la politica di austerità dell’UE, rilanciare la crescita, rinunziare ad un modello fondato solo sulle esportazioni, scorporare la spesa degli investimenti pubblici dal computo del deficit. Anche le scelte di politica interna vanno tarate nella giusta direzione. Più che al reddito di cittadinanza occorre puntare al lavoro di cittadinanza. Le risorse stanziate per gli ottanta euro e i bonus vari potevano essere utilizzate per creare 400 mila nuovi posti di lavoro nei settori della difesa del suolo contro il rischio sismico e idrogeologico, della manutenzione di ponti strade, scuole; nel settore dei beni comuni e dei servizi sociali; per estendere e qualificare l’attività formativa, riprendendo magari l’esperienza delle 150 ore degli anni Settanta.

Alla base, c’è l’idea cara ad Amartya Sen del primato dello sviluppo umano, che “…ricchezza, reddito e possedimenti non sono beni  in se stessi e che non si può  dare per acquisito che  più sia necessariamente meglio” (p.308). Un nuovo modello di sviluppo non solo per superare la crisi, ma anche per contribuire a costruire una società più umana e solidale. Il bel libro di Laura Pennacchi offre una serie di analisi e proposte per muoversi in questa direzione.

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