La norma sul regime fiscale delle società tra professionisti (STP) licenziata dal Consiglio dei Ministri del 20 giugno, rende di fatto impossibile l’utilizzo di tale strumento, almeno sotto forma di società di capitali, per centinaia di migliaia di liberi professionisti. Assimilare fiscalmente srl, spa, cooperative tra professionisti alle associazioni senza personalità giuridica, oltre a rappresentare un provvedimento giuridico alquanto discutibile, implicherebbe l’assunzione di oneri tali da rendere non economicamente conveniente né concretamente attuabile l’impiego di tali forme di svolgimento delle attività professionali. Soltanto il fatto di dover applicare allo stesso soggetto regole fiscali (principio di cassa) difformi e antitetiche a quelle contabili (principio di competenza), disciplinate peraltro da direttive europee, rende idea della proliferazione di adempimenti che la scelta di tale modello implicherebbe. Senza contare che in questo modo sarebbe di fatto preclusa ai liberi professionisti la possibilità di incassare prima della chiusura dell’esercizio sociale. Infine, nonostante gli intendimenti della legge del 2011, rimarrebbe irrimediabilmente compromessa la possibilità di accedere al mercato dei capitali. Tutto ciò sembra ispirato da una visione medioevale delle libere professioni che relegherebbe ancora una volta l’Italia in una posizione antitetica a quella delle legislazioni dei più avanzati Paesi europei. Ancora una volta si penalizza soprattutto la fascia giovane delle libere professioni, ostacolando di fatto la possibilità di aggregazione e di crescita professionale. Si penalizzano inoltre le donne, impedendo che vengano replicati i modelli virtuosi di welfare interno sperimentati con successo dalle società di ingegneria. Il tessuto produttivo del nostro Paese, la PMI italiana ha bisogno di studi professionali strutturati e in grado di fornire servizi e consulenze multidisciplinari. Ancora una volta si è dato spazio a quelle posizioni che resistono ai cambiamenti, non a caso in tre anni sono solo 60 le società tra professionisti costituite, e i provvedimenti annunciati rischiano di dare il colpo di grazia a questo progetto. Chiediamo pertanto al Governo di intervenire disciplinando un modello che, configurando un reddito di impresa sulle STP e un reddito di lavoro autonomo sui soci liberi professionisti, renda di fatto adottabile anche in Italia, in modo chiaro, semplice e coerente con le norme interne ed europee, l’utilizzo della società tra professionisti.
Per Alta Partecipazione
Andrea Dili
Giorgia D’Errico
Federico Nastasi
PROFESSIONISTI SENZA SOCIETÀ: PER SEMPLIFICARE SI COMPLICA
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