Precari in aumento in tutte le 46 forme, sempre meno giovani sempre più intrappolati dentro una precarietà che non è più di passaggio e sempre più in sostituzione del lavoro stabile. Hanno un basso reddito diminuito negli ultimi anni, pochissime tutele sociali e scarse prospettive pensionistiche anche dopo le innumerevoli riforme adottate nel nostro paese.
E' questa la fotografia presentata dal Prof. Patrizio DI Nicola dell'Un. La Sapienza e responsabile di un comitato scientifico che sta lavorando da diversi mesi a supporto della Conferenza "GENERAZIONI AD ALTA RISOLUZIONE" e che ha presentato la ricerca "Flessibilità e precariato in Italia", uno dei più completi e dettagliati studi sulla flessibilità e sul lavoro precario presentate in Italia che analizza quasi tutte le modalità di lavoro utilizzate nel nostro paese utilizzando dati reali e non campionari.
A fronte di 14.726.000 lavoratori subordinati a tempo indeterminato,
i lavoratori atipici subordinati (a tempo determinato, a chiamata, in somministrazione, apprendistato) sono 2.723.874 (il 18,49%).Il lavoro atipico non subordinato conta 2.671.577 di persone (Co.co.co. e co.co.pro.,
Collaborazione occasionale, Associazione in partecipazione Lavoro occasionale accessorio -“Voucher”, Dottorato di ricerca, assegno di ricerca, medici in formazione specialistica, Tirocini e Stage, Pratica Professionale, Lavoratori autonomi senza dipendenti e monocommittenti, Professionisti con partita iva individuale - iscritti alla Gest. Sep. INPS,
cessione di diritti d'autore).
Il lavoro atipico, dunque, riguarda ben 5.395.451 persone. Sul lavoro subordinato stabile il totale di quello “atipico” rappresenta il 36,5%, mentre sul totale degli occupati (dipendenti e indipendenti) risulta
essere il 23,5%. Misurandosi con lo studio di questa realtà ma avendo anche al proprio interno chi vive concretamente il disagio di non avere ne tutele immediate ne prospettive future, le 35 associazioni che sabato 10 marzo daranno vita
alla proma conferenza nazionale sui giovani e la precarietà e che rappresentano oltre 200 mila giovani e precari italiani, hanno presentato le loro proposte, molte delle quali a costo zero o con costi in gran parte già coperti dalla razionalizzazione dei costi attualmente sostenuti e largamente improduttivi come nel caso dell'apprendistato.
La richiesta al governo e alle forze politiche a partire dal PD è di aprire un confronto con le associazioni realmente rappresentative dei giovani e dei precari interrompendo la pratica di parlare dei giovani, di usarli come
macigni per sostenere riforme indigeste senza parlare con i giovani di quello che pensano e di quello che propongono.
La sfida del decalogo di proposte (in allegato), a partire da quelle a costo zero, è di pensare in modo responsabile e senza partigianerie ad affrontare le tante complessità che venticinque anni di precarietà sfrenata hanno prodotto al nostro paese e alle sue prospettive sociali ed economiche.
I Giovani Democratici, l'Ass. 20 maggio e l'Ass. Lavoro & Welfare Giovani, non si sono sottratti nemmeno di fronte al nodo dell'Art. 18. Hanno infatti esposto una proposta che non intacca ma rafforza le attuali norme, dando certezze alle imprese, riducendo drasticamente i contenziosi (90% in meno) e sperimentando contemporaneamente le proposte di revisione in campo (ricorso al giudice, risarcimento economico, sostegno alla ricerca di altra occupazione) lasciando al lavoratore la scelta più conveniente per se e per il proprio futuro quando si dovesse trovare di fronte al licenziamento
individuale deciso dal suo datore di lavoro.
TROVATE QUI LE SLIDE RIASSUNTIVE
DELLA RICERCA E IL DECALOGO CON LE PROPOSTE DEI GIOVANI SUL MERCATO DEL
LAVORO.
SCARICA QUI IL MATERIALE
PRECARI IN TRAPPOLA E GIOVANI INASCOLTATI
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