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Di: Lavoro&Welfare di mercoledì 16 settembre 2015 21:08

La Sharing Economy

A cura di Giovanni Battafarano, per (e)Labora Summer School

Se il 2011 è stato l’anno del manifestante, il 2015, secondo Il New York Times,  sarà l’anno della sharing economy. Le nuove piattaforme sociali servono e non solo a comunicare, ma anche a consumare, viaggiare, spostarsi, lavorare, socializzare. Ormai l’opposizione tra reale e virtuale è finita: il virtuale è diventato aspetto del reale.  Siamo nell’era dell’accesso e del possesso, meno della proprietà.  La collaborazione, condivisione, cooperazione,  c’è sempre stata, oggi è recuperata nell’epoca elettronica.  Il consumo collaborativo stabilisce un contatto alla pari tra le persone e vuole rappresentare una risposta positiva al dato che le risorse del pianeta sono limitate, la fiducia cieca nel progresso è venuta meno, anzi si teme di star peggio delle generazioni precedenti, il consumatore compulsivo appare in crisi. Occorre allora recuperare quel motto cinese, secondo cui la parola crisi significa pericolo, ma anche un’opportunità. L’economia della condivisione è appunto un’opportunità e si può ricondurre alla terza fase del WEB: Prima fase passiva:Internet- Seconda fase partecipativa:Internet più social network-Terza fase propositiva: tutte le tecnologie digitali. Le novità della fase propositiva sono la condivisione, la collaborazione, la fiducia negli sconosciuti, la riduzione dell’intermediazione, la glocalizzazione. La condivisione riguarda foto, video, notizie, informazioni, letture, ma anche  oggetti (auto, casa, orto, utensili). I servizi collaborativi digitali generano tre vantaggi: economici, ambientali, sociali, come si può vedere dagli esempi più noti

BLABLACAR e RELAISRIDES

L’auto da prodotto diventa servizio. BLABLACAR mette in contatto chi ha bisogno di un passaggio condiviso in auto. RELAIRIDES mette in contatto chi vuole noleggiare un’auto privata. L’auto in fitto e l’auto condivisa si diffondono  per l’aumentato costo della proprietà e favoriscono meno competizione per il parcheggio, meno congestione, meno anidride carbonica.

ETSY

È una community di piccoli e piccolissimi artigiani, al 90% donne, che vende prodotti in 150 paesi del mondo. Si taglia la coda lunga con un contatto diretto produttori-consumatori. Sede centrale a New York, 300 dipendenti, poca pubblicità, passaparola e social network. Nella ricerca di oggetti non industriali, migliaia di piccole aziende sono più sostenibili  di poche aziende monopolistiche.  In Italia 1162 persone impegnate. Lucia Squilleri, 24 anni di Alba, ha venduto 3500 capi femminili dal 2.007.

AIRBNB

Fondato nel 2007 a SOMA, S.Francisco. Si affitta una casa o una stanza. Oggi rappresenta il 10% degli alloggi a Parigi, il 17% a New York.

TASK RABBIT

I task rabbit sono micro imprenditori: assemblaggio mobili IKEA, portare a spasso il cane, scrivere una lettera per chi vuol riconquistare la fidanzata, comprare un regalo per la suocera, fornire assistenza in ospedale, lavorare nel terrazzo, prelevare una raccomandata alle Poste, imbiancare la casa.

LANDSHARE

Il concetto basilare è la terra come bene comune, si coltivano i terreni abbandonati in orti urbani. Chi offre il lavoro, chi offre il terreno; si stabiliscono termini di accesso, regole di comportamento, regole di scambio. Todmorden (Yorkshire) verso autosufficienza alimentare:lamponi, albicocche, ribes, verdure. Si utilizza una legge inglese del 1908, in base alla quale un lotto di terreno pubblico va concesso a fronte di richiesta di almeno sei persone. Va sottolineato altresì il valore formativo della coltivazione della terra nella scuola.

THE HUB

A metà tra uno studio di co-working e un incubatore, un luogo nel quale imprenditori sociali, creativi e professionisti lavorano a propri progetti e collaborano a quegli degli altri. Fondatore Alberto Masetti Zannini. Ci sono i portatori i talento e i portatori di progetto. Nella società dei servizi fortemente competitiva, The HUB ripropone uno spirito collaborativo, attraverso  i workshop, ma anche  i pranzi comunitari. Secondo The HUB non è l’idea che determina il successo di un’iniziativa, ma il processo partecipativo.

REOOSE e  BARATTO AMMINISTRATIVO

Luca e Irina Leoni non sapevano che fare di un materassino, poi finito in discarica. Hanno avviato una piattaforma per il baratto e lo scambio. I crediti come nuova moneta. L’oggetto è valutato in crediti in base alla sostenibilità ambientale. Ventimila iscritti alla community, ottomila articoli pubblicati su piattaforma. I ricchi barattano per hobby, i poveri per necessità. Il baratto molto diffuso in Sardegna. Vari Comuni italiani, per lo più piccoli, vanno applicando il cosiddetto “baratto amministrativo”, normato dall’art. 24 del decreto Sblocca Italia, che  concede ai cittadini che forniscono ore di lavoro e servizi in accordo con l’Amministrazione di avere uno sconto sui tributi: cura del verde, piccole manutenzioni, sostegno alle attività di pulizia. L’Amministrazione fornisce attrezzature a assicurazioni. Si adotta una via o una piazza; le mamme curano un parco giochi; un gruppo di musicisti riatta un vecchio mercato e lo trasforma in una sala prove.  Tra i Comuni impegnati ricordiamo Invorio(Novara), Massarosa (Lucca), Bazzana e Palazzago (Bergamo). Dice Marino Niola: se anche il fisco ritorna al baratto, vuol dire che per andare avanti bisogna anche guardare indietro. Andiamo verso un futuro meno centralizzato, più negoziale e collaborativo. Un do ut des fatto di tempo, di competenze, di prestazioni, di servizi: un obolo in natura come le vecchie decime, ma con spirito nuovo che valorizza la partecipazione dal basso.

FUBLES

Concludiamo la rassegna con un riferimento sportivo.  FUBLES organizza partite di calcetto 200 MILA gli iscritti, 400 a Maruggio (TA) con seimila abitanti. Ogni giocatore ha un rango come l’Elo  per gli scacchisti.

 

LE RAGIONI DELLA SHARING ECONOMY

Non c’è dubbio che l’economia della condivisione sia stata incoraggiata dalla crisi  e dalla esigenza conseguente di trovare risposte concrete in questa fase di difficoltà. Secondo alcuni economisti, perciò, essa conoscerà un prevedibile declino  con il superamento, quando ci sarà, della crisi stessa. Non è d’accordo con questa tesi Jeremy Rifkin, che già nel 2.000 aveva pubblicato il libro “l’era dell’accesso” e che prevede semmai uno sviluppo con l’Internet delle cose, l’approccio partecipativo, il finanziamento dal basso. L’Internet delle cose significa che gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, i vasetti di medicina avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco; gli oggetti assumono un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete. Si delinea una quarta rivoluzione industriale, in cui la fabbrica viene ripensata con il digitale, in cui la catena di montaggio è monitorata in tempo reale per prevenire guasti. Nella Fabbrica 4.0, l’Italia, grande Paese manifatturiero, deve giocare alla avanguardia, anche perché nel mondo lo stile e il gusto italiano continuano a segnare livelli di eccellenza in tanti campi.

Con la sharing economy si determina un diverso equilibrio fra mercato, Stato e società, in cui i mercati progressivamente cedono il passo alle reti, la proprietà diviene meno importante dell’accessibilità e si afferma il cittadino smart, allo stesso tempo fruitore e produttore di servizi. Secondo Marco Mistretta, il capitalismo e il socialismo perdono peso nella società, si affermano gli imprenditori sociali, l’energia verde, le stampanti 3D,il finanziamento partecipativo. Aumentano  la partecipazione e il protagonismo dal basso, spesso grazie alla collaborazione degli Enti locali.  Secondo Evgeny Morozov, sociologo ed esperto di nuovi media, invece tende ad affermarsi un modello individualistico a scapito del modello sociale. Le aziende private americane della Silicon Valley gestiscono  sempre più servizi pubblici ed acquisiscono ingenti profitti e grande potere.

Se usare un oggetto non significa di per sé possederlo, il vecchio modello di consumo del capitalismo va in crisi. La Barclays, grande banca di investimenti, ha condotto uno studio sulle ricadute della sharing economy sull’economia tradizionale . Nel settore dell’auto, ad esempio, la concorrenza dei vari Uber o Blablacar può portare ad una riduzione del 60% del parco macchine e una riduzione del 40% delle auto nuove. Lo stesso vale per gli alberghi. Già oggi il 10% dell’offerta di alloggi a Parigi passa attraverso Airbnb; il 17% a New York. Così il settore del lusso. Già oggi l’usato on line vale 34 miliardi di dollari su un totale di 400 miliardi e la percentuale è destinata a crescere. Su eBay le borsette di lusso costano 500 dollari contro i mille del prezzo pieno. In conclusione, il mondo è in rapido e tumultuoso cambiamento Non si può fermare il cambiamento, semmai bisogna imparare a gestirlo.

Giovanni Battafarano

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