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Di: Lavoro&Welfare di martedì 3 febbraio 2015 15:11

Riflessioni sulla Winter School di Torino – di A. Langiu

Dopo l'appuntamento dell'estate scorsa a Velletri , ci siamo ritrovati a Torino per la winter school, con oltre cento iscritti. Un fine settimana programmato per studiare,ragionare,condividere le migliori pratiche politiche e amministrative che guardano al più importante dei problemi contemporanei, il lavoro. In particolare, la due giorni dal titolo Giovani e Innovazione si è concentrata sulla occupazione giovanile, ovvero approfondire e ragionare nella pratica politica e istituzionale, per  dare una risposta al  42% di disoccupazione, che blocca le nuove generazioni diffondendo preoccupazione e incertezza verso il futuro. L'ottica dell'innovazione è stata intesa in senso ampio, ovvero sia i processi decisionali che quelli creativi o produttivi.

Il ciclo di incontri che si sono susseguiti nella tre giorni, sono da considerarsi come un percorso unitario, dato che nella discussione di ogni tavolo ci sono stati riferimenti e approfondimenti legati a dibattiti precedenti o a temi trattati successivamente.

Abbiamo scelto di iniziare il percorso  parlando del "modello tedesco" comparando quale sia l'insieme di politiche attive e passive attuate nel  mercato del lavoro tedesco e quello italiano. Un approfondimento di un seminario che abbiamo già proposto nell'ottobre dello scorso anno, spinti dalla necessità di far chiarezza sull'accostamento, spesso inappropiato,delle riforme in atto nel nostro paese e il modello tedesco. Diversi sono i punti sostanziali che sono emersi nell'incontro a partire dalla differenza degli investimenti pubblici nelle politiche attive e dalla diversa organizzazione degli uffici per l'impiego, focalizzando i gaps che sussistono nei due sistemi pubblici di collocamento al lavoro e di ricollocamento. La spesa pubblica orientata al reinserimento professionale in Germania e  il nostro sistema orientato sostanzialmente sulle politiche assistenziali, fondata sulle diverse forme di sussidi piuttosto che sul  re-impiego o riposizionamento del lavoratore.

Questo solo per riportare le inefficienze principali del nostro sistema che sono emerse attraverso i relatori, e per ragionare su come intervenire in maniera organica nel sistema di politiche attive e passive per l'occupazione, per far nascere un nuovo modello italiano, per la ripresa, per il futuro.


La mattinata  è proseguita con l'incontro  Alternanza scuola lavoro.


Quante volte sentiamo parlare di inadeguatezza tra i percorsi formativi e le competenze richieste dalle aziende? Un argomento da lungo tempo dibattuto al quale negli ultimi anni si è affiancata l'emergenza dei NEET, ovvero dei giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi. Il nostro ritardo sulla materia inizia ad essere colmato, certo lentamente, con l'avvio di esperienze che alternano apprenditato in azienda e le lezioni ordinaria a scuola. Abbiamo sentito la testimonianza di giovanissimi alunni entusiasti di poter applicare quello che apprendono a scuola, e soddisfatti del ricevere un compenso (circa 400 euro)come riconoscimento dell'impegno formativo  in azienda.

Un inizio che come è stato asserito dai relatori dev'essere incoraggiato dalla stessa istituzione scolastica a partire dal ministero.

Il pomeriggio ha preso il via la parte dedicata all'innovazione. A partire dal primo tavolo dedicato al tema della rivoluzione digitale , fino a quello della domenica mattina dedicato alle Smart city, social innovation e Green economy è stato articolato il valore delle nuove idee delle nuove pratiche usando la tecnologia, le frontiere della ricerca continua e le loro attuali applicazioni.

Il tavolo è stato aperto dal Prof. De Martin che numeri alla mano ha illustrato i cardini del profondo cambiamento nel mondo delle professioni e delle competenze e le grandi possibilità occupazionali che stanno offrendo senza evitare di mostrare i punti di debolezza e le incertezze alle quali ci si espone dialogando con il progresso .

La tecnologia che richiede nuove competenze e offre nuove possibilità, non per essere nuovi consumatori, ma da utilizzare per migliorare i servizi della PA, come ha illustrato la dirigente dei servizi per l'impiego della Provincia di Torino.

Se dovessi trovare un'ordine di successione logica ai tre temi della domenica mattina li metterei cosi:Social innovation Green Economy e Smart city.


Come è stato ampiamente illustrato è dalla necessità di soddisfare nuovi bisogni che spinge all'innovazione. Ma attenzione non sono quei bisogni che l'industria profit pone al centro della propria crescita, ma la social innovation guarda al benessere collettivo  e lo pone come paradigma del proprio agire. Dagli anni Novanta abbiamo visto crescere i nuovi modelli di impresa e di servizi che oggi usiamo e diamo per scontati, o richiediamo costantemente ai nostri amministratori di attuare, indignati per la loro mancata attuazione. Cosa è la social innovation se non un cambiamento culturale per le quali pionieri come Alex Langer hanno investito ogni loro energia.

Del resto i nuovi bisogni hanno creato nuove aziende che operano non solo finalità profit, ma anche etiche, una tra tutti la compatibilità ambientale. Infatti oggi chiamiamo Green Economy la sintesi delle aziende che operano nell'energia, nel settore del recupero di rifìuti, nella mobilità.

Infine, l'approfondimento sulle Smart city, ovvero le città intelligenti, in altre parole la declinazione nelle città delle tecnologie per i cittadini, a partire dai servizi pubblici.

Anche se non sono stato breve, la winter school si è confermata un think tank politico e culturale intorno a quelle che sono le migliori pratiche e le visioni organiche e  coraggiose,  che guardano al futuro.








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