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Di: Lavoro&Welfare di lunedì 26 agosto 2013 07:44

Dl Lavoro, resta il nodo della Garanzia per i giovani

di Gabriele Moccia

Il decreto-legge sul rilancio dell’occupazione appena varato dal Parlamento, se da un lato ha finalmente affrontato con decisione il tema degli incentivi per assumere a tempo indeterminato i giovani tra 18 e 29 anni, così come l’agevolazione dell’impiego attraverso i contratti a tempo determinato, dall’altro non è riuscito a sciogliere il nodo dell’utilizzo degli strumenti che l’Unione europea ha messo in campo per il rilancio dell’occupazione giovanile, per il periodo 2014-2020. Si tratta della Garanzia per i giovani (Youth Guarantee), il pacchetto d’intervento comunitario che prevede lo stanziamento, a partire dal gennaio 2014, di circa 9 miliardi di euro per tutta l’area Ue-28, di cui 1 miliardo e mezzo destinati all’Italia, sul quale il Governo Letta si è battuto con determinazione in fase di negoziazione durante lo scorso Consiglio europeo di giugno, riuscendo non solo ad anticipare l’avvio del programma, ma anche a spingere per un leggero aumento del budget complessivo.

Non altrettanto sembra essere avvenuto in fase di recepimento della Garanzia per i giovani, all’interno del decreto sul lavoro. L’avvio della Garanzia giovani è subordinato al lancio di una struttura di missione a carattere sperimentale e temporaneo, in seno al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il compito di adottare le linee guida nazionali per la programmazione delle politiche attive per il lavoro e l’utilizzo degli strumenti finanziari europei. L’estrema importanza e complessità della Garanzia per i giovani, avrebbe richiesto, al contrario, un intervento più strutturale, in grado di ancorarsi con maggior forza agli standard europei, ma, soprattutto, come richiesto a gran voce dalla Conferenza delle Regioni e dall’Anci, di garantire un maggior coinvolgimento degli enti locali e regionali, al momento i veri attori delle politiche per il lavoro, come stabilito da gran parte della legislazione vigente. Viceversa, così come disegnata, la struttura di missione rischia di essere l’ennesimo organo verticistico a carattere centrale, incapace di instaurare un vero dialogo con le varie peculiarità territoriali che compongono il mercato del lavoro nel nostro Paese.

Il decreto ignora poi qualsiasi coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, così come delle associazioni che si occupano di politiche attive per il lavoro. Fatto paradossale, se si pensa che i primi a parlare di Garanzia per i giovani, ben prima che essa diventasse una priorità per il Governo, sono state proprio le organizzazioni sindacali, già dal gennaio 2013.

Silenzio assoluto, poi, per quello che rappresenta invece il perno degli strumenti di Garanzia per i giovani a livello europeo, ovvero un efficace sistema nazionale di servizi per l’impiego. Il Governo, infatti, ha preferito non affrontare questo tema, rimandando a data incerta un’iniziativa di riforma della rete italiana di servizi all’impiego. Come dimostrano i risultati ottenuti in altri Paesi europei, senza queste strutture in grado di funzionare è difficile che la Garanzia per i giovani possa dispiegare qualche effetto positivo per il mercato del lavoro; il legislatore europeo ha, infatti, strutturato un rapporto sinergico tra accesso ai fondi ed efficacia nell’allocazione della domanda e offerta di lavoro, senza questo legame il meccanismo s’inceppa. Forse il Governo sarebbe dovuto partire proprio da qui.

 

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