di Aldo Enrietti (tratto da Rassegna Sindacale n. 33 del settembre 2012)
Partiamo da alcuni dati: innanzitutto, la produzione italiana del 2011 è di poco superiore a quella del 1959 avendo toccato il massimo nel 1989 con quasi 2 milioni di vetture. Considerando solo gli anni a partire dal 2000, la produzione del 2011 era pari al 34% del 2000.
1956 | 279.909 | |
1957 | 318.791 | |
1958 | 369.386 | |
1959 | 470.674 | |
1960 | 595.923 | |
1961 | 693.695 | |
2000 | 1.422.284 | 100 |
2001 | 1.271.780 | 89.42 |
2002 | 1.125.769 | 79.15 |
2003 | 1.026.454 | 72.17 |
2004 | 833.578 | 58.61 |
2005 | 725.528 | 51.01 |
2006 | 892.502 | 62.75 |
2007 | 910.860 | 64.04 |
2008 | 659.221 | 46.35 |
2009 | 661.100 | 46.48 |
2010 | 573.169 | 40.30 |
2011 | 485.606 | 34.14 |
Fonte: Anfia
Limitandoci alla produzione Fiat (escludendo quindi i cosiddetti carrozzieri che però nel 2000 producevano in ogni caso 50.000 vetture), nel 2000 produceva 1.354.723 vetture contro 472.404 nel 2011: analizzando i tre marchi chi ha perso di più? Se la media nazionale è stata del 65%, il marchio Fiat ha perso il 73%, Lancia il 58% e Alfa il 34%.
FIAT | ALFA | LANCIA | |
2000 | 979.804 | 206.836 | 168.083 |
2001 | 850.293 | 213.638 | 132.960 |
2002 | 765.703 | 187.437 | 105.297 |
2003 | 674.677 | 182.469 | 98.797 |
2004 | 514.553 | 162.116 | 110.565 |
2005 | 458.237 | 132.441 | 109.768 |
2006 | 591.122 | 157.775 | 118.116 |
2007 | 608.801 | 151.811 | 113.626 |
2008 | 406.394 | 109.859 | 109.230 |
2009 | 429.684 | 104.223 | 111.800 |
2010 | 335.995 | 122.959 | 96.195 |
2011 | 263.652 | 136.127 | 70.614 |
Cosa è successo nel periodo? Una prima risposta è ottenibile osservando la dinamica dei segmenti[1]:
ANNI | 2000 | 2010 | VAR. % |
SEGMENTI | |||
A | 94.156 | 0 | |
B | 714.419 | 370.233 | -48,18% |
C | 213.530 | 118.538 | -44,49% |
D | 244.754 | 23.797 | -90,28% |
SPORT | 12.700 | 4.744 | -64,15% |
MPV | 48.682 | 37.837 | -22,28% |
TOTALE | 1.354.723 | 555.149 | -59.025 |
Con la cessazione della produzione della Panda nel 2003 è venuto a mancare il segmento A.
Il segmento B cede il 50% ma la Punto, vettura cardine di Fiat, cede il 60% e viene introdotta l’Alfa Mito. Il segmento C riflette l’insuccesso della Bravo e la Giulietta che non raggiunge i volumi dell’Alfa 147. Nel segmento D la Lancia Lybra non vien sostituita e l’Alfa 159 e la Fiat Croma totalizzano meno di 24.000 vetture. La Croma esce di produzione nel 2011.
Il segmento E esprime la fine dei modelli di gamma alta in quanto non sono più prodotte l’Alfa 166 e la Lancia Thesis. La produzione delle sportive perde due terzi dei volumi, ma il 2011 vede l’uscita dal segmento con la fine di tutti i modelli (Alfa Spider, Alfa GT e Alfa Brera). Nei monovolume la situazione appare migliore in quanto alla Multipla, nel periodo, si aggiungono Fiat Idea e Lancia Musa, ma tra il 2011 ed il 2012 cessa la produzione di Multipla, Musa e Idea.
In sostanza sono accaduti due fenomeni:
- il primo è il progressivo impoverimento della gamma prodotta in Italia in quanto si perdono ben 9 modelli (Fiat Panda, Alfa 166, Lancia Thesis, Fiat Multipla, Fiat Idea, Lancia Musa, Alfa Spider, Alfa GT, Alfa Brera): di alcuni la produzione è stata spostata all’estero (Panda in Polonia e Fiat Multipla, Fiat Idea e Lancia Musa in Serbia), degli altri non si è avuto il rinnovo del modello.
- Il secondo è la caduta produttiva di modelli centrali come volumi nella gamma Fiat: la Punto scende da 604.000 a meno di 270.000 tra Grande Punto e Classic; la Bravo da 151.000 a poco meno di 45.000. Riguardo questi modelli la decisione di Fiat è di spostarne il rinnovo a partire dal 2014 e quindi è probabile una ulteriore sofferenza anche per i prossimi anni.
- Il terzo è la mancata entrata in produzione di modelli previsti dal Piano Fabbrica Italia in particolare i due Suv a Mirafiori per un volume intorno alle 250.000 unità.
Il problema della gamma produttiva nel nostro paese e la questione correlata del rinnovo dei modelli è quindi cruciale sia nell’interpretare sia l’andamento del passato che le previsioni sul futuro dell’industria automobilistica in Italia
[1] I dati sono limitati al 2010 in quanto a quell’anno si fermano le statistiche Anfia.