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Di: Lavoro&Welfare di martedì 25 marzo 2014 10:09

La Garanzia giovani e le politiche attive del lavoro

di Monica Gregori

La raccomandazione del Consiglio dell’Unione sull’istituzione di una garanzia per i giovani, ha rappresentato il piatto forte dell’ Pacchetto occupazionale dell’Ue 2014-2020.

Tale Pacchetto (che contiene anche altre misure dedicate, in particolare, ai tirocini e all’apprendistato) prendeva le mosse dalla constatazione di una situazione occupazionale ancora molto difficile per i giovani. Nell’area Ue, il tasso di disoccupazione giovanile nel terzo trimestre del 2012 aveva raggiunto il 22.7%, ovvero un valore doppio rispetto al tasso di disoccupazione degli adulti. Le opportunità per un giovane disoccupato di trovare un lavoro continuano ad essere molto scarse. Inoltre, anche quando il giovane trova occupazione, questa tende ad essere poco stabile: questo è tanto più vero se il giovane in questione è donna. Persistono problemi di abbandono scolastico, rassegnazione e inadeguatezza delle competenze, che spiegano anche perché – nonostante la crisi – vi siano ancora situazioni di disallineamento e di difficoltà a coprire posizioni vacanti nel mercato del lavoro europeo.

La Raccomandazione del Consiglio ha dunque l’obiettivo dell’istituzione, da parte degli Stati membri, di schemi di “Youth Guarantee”. Tali schemi dovrebbero assicurare ad ogni giovane di meno di 25 anni, entro 4 mesi dal termine degli studi o dall’ingresso in disoccupazione, un’offerta di qualità di lavoro, di istruzione/formazione, di apprendistato o di tirocinio. Gli schemi di Garanzia per i giovani devono essere attuati dai competenti livelli di governo (che siano centrali, regionali o locali), tenere in considerazione i bisogni specifici dei diversi gruppi target giovanili ed essere accompagnati da misure di supporto e accompagnamento indispensabili per assicurarne il successo. Il termine indicato per la loro messa a punto è meramente indicativo e formulato in maniera molto vaga (“as soon as possible” e preferibilmente entro l’avvio della nuova programmazione dei Fondi strutturali, ovvero gennaio 2014).

La “Youth Guarantee” ha, ovviamente, un costo. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel 2012, lo ha stimato in 21 miliardi di euro, pari allo 0.45% del PIL dell’Eurozona. Tale costo, ovviamente, sarà maggiore negli Stati membri che hanno alti tassi di disoccupazione giovanile e di NEETs (giovani che non studiano e non lavorano). Il costo della non-azione, però, oltrepasserebbe l’1% del PIL secondo stime dell’Agenzia europea Eurofound (Fondazione di Dublino sulle condizioni di vita e di lavoro). La Commissione ha invitato, dunque, gli Stati membri ad utilizzare le risorse della politica di coesione, in particolare il Fondo Sociale Europeo, a questo scopo. L’Esecutivo comunitario non mancando di esercitare pressione sugli Stati membri nel negoziato sul Contratto di Partenariato e sui Programmi Operativi per il periodo 2014-2020 affinché a tale priorità fosse destinato un ammontare di risorse adeguato, non è riuscito a raggiungere la cifra prevista dall’Oil, ma anzi la somma a disposizione si è posta ben al di sotto.

Sin dall'inizio della XVII legislatura, la Camera dei Deputati ha dato il massimo impulso per un corretto recepimento degli strumenti di garanzia giovani, in un quadro armonico con le politiche occupazionali comunitarie ma salvaguardando le specificità del mercato del lavoro italiano e la drammatica crisi occupazionale che ha colpito il nostro Paese più che gli altri. Un lavoro svolto di concerto con le principali organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro, ma anche del ricco mondo dell'associazionismo impegnato nel mondo giovanile.

Già il 2 maggio 2013, ben prima del Vertice europeo di giugno dedicato proprio alla Garanzia giovani, alla Camera veniva presentata una proposta di legge inerente disposizioni di attuazione degli strumenti di garanzia per i giovani. Con la proposta di legge si è inteso fornire massima priorità all'immediato recepimento del sistema europeo di Garanzia per i giovani, istituendo una serie di meccanismi d'intervento differenziati su più livelli e quindi: a) misure di contrasto alla dispersione scolastica e di sostegno al rientro nei percorsi di studio; b) misure a sostegno dell'inserimento lavorativo dei giovani diplomati e laureati; c) contrasto alla segmentazione generazionale del mercato del lavoro e della segregazione di genere. La Garanzia per i giovani è rivolta, in particolare, a tutti i giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni che hanno appena terminato gli studi, hanno perso un lavoro, non sono inseriti in percorsi formativi e di apprendistato, nel rispetto delle definizioni stabilite dalla normativa europea. A differenza della proposta europea, che fissa il limite di 25 anni per i giovani che possono accedere agli schemi di Garanzia per i giovani, la proposta di legge intende estendere tale limite a 29 anni, in virtù della particolare configurazione demografica del nostro Paese e visto che tale limite è quello utilizzato dai principali Istituti di statistica per inquadrare la problematica dei neet in Italia. l'Unione europea; l'articolo 2 fissa disposizioni di indirizzo a carattere generale in materia di attuazione di sistemi di Garanzia per i giovani. L'articolo 3 si occupa dell'istituzione, in seno al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del citato Comitato di coordinamento della Garanzia per i giovani, al quale partecipano le principali rappresentanze sindacali, le associazioni e tutti gli enti interessati a concorrere alla politica occupazionale giovanile. L'articolo 4 fissa disposizioni sul potenziamento dei centri per l'impiego su tutto il territorio nazionale, istituendo una figura professionale ad hoc. L'articolo 5 predispone incentivi all'impiego e all'imprenditorialità giovanile, mentre l'articolo 6 si occupa di stabilire il quadro di risorse necessario in linea con le linee di finanziamento destinate al nostro Paese da parte del Fondo europeo di garanzia per i giovani. L'azione del Governo in ambito europeo, è stata poi accompagnata dall'approvazione a larghissima maggioranza di una mozione sulle misure urgenti nell'ambito dell'occupazione giovanile.

La mozione ha impegnato il Governo a riconoscere l'estrema importanza degli strumenti comunitari messi in atto per il rilancio dell'occupazione giovanile, mirati, in particolare, a favorire l'integrazione nel mercato del lavoro di giovani disoccupati al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (neet);

a mettere in campo tutte le misure necessarie a recepire il sistema europeo di garanzia per i giovani, istituendo una serie di meccanismi d'intervento differenziati su più livelli, e, quindi: a) misure di contrasto alla dispersione scolastica e di sostegno al rientro nei percorsi di studio; b) misure a sostegno dell'inserimento lavorativo dei giovani diplomati e laureati; c) contrasto alla segmentazione generazionale del mercato del lavoro e della segregazione di genere;

a potenziare ed armonizzare il ruolo dei centri per l'impiego, e di tutti gli strumenti per le politiche attive sul lavoro, su tutto il territorio nazionale, rafforzandone le prerogative e istituendo una figura professionale di consulenza in materia di politiche europee per l'occupazione, attivazione dei fondi specifici e orientamento mirato; ad attivare adeguate sedi di confronto con i rappresentanti delle regioni e delle amministrazioni locali nonché con le organizzazioni sindacali dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative su base nazionale, al fine di predisporre un'azione coordinata e condivisa per dare attuazione alle misure volte a favorire l'occupazione giovanile previste dal programma di garanzia per i giovani;

a valutare la possibilità di assumere le necessarie iniziative per istituire, al più presto e in armonia con le previsioni di bilancio, un fondo nazionale per l'attuazione della garanzia per i giovani, composto dalla quota assegnata al nostro Paese da parte del fondo europeo di garanzia per i giovani e da ulteriori risorse previste anche da altre linee di intervento comunitarie, nel quadro della programmazione 2013-2020; ad assumere iniziative per dare vita alla defiscalizzazione ed alla decontribuzione delle nuove assunzioni a tempo indeterminato per i giovani per un periodo adeguato.

Nel mese di novembre 2013, a Commissione lavoro della Camera ha finalmente approvato, a larga maggioranza, il documento finale sulla comunicazione della Commissione europea inerente la disoccupazione giovanile, fornendo un contributo essenziale alla definizione della posizione italiana in ambito comunitario. In qualità di relatore del documento, non posso non considerarmi soddisfatta del lavoro svolto, frutto di un costante dialogo con il Governo e con gli altri gruppi parlamentari, che ringrazio. Ora bisogna andare a Bruxelles e far valere le priorità del nostro Paese, come quella di elaborare una strategia complessiva delle politiche attive del mercato del lavoro, che includa misure per le Pmi, per l’apprendistato di qualità, per le start up e per la formazione professionale. Ma anche sostenere, in sede di Consiglio e Parlamento europeo, l’istituzione di una piattaforma che sappia mettere a confronto le prestazioni dei servizi pubblici per l’impiego dei vari Stati membri sulla base di valori di riferimento pertinenti. Sul piano nazionale, poi, la Commissione consegna al Governo spunti di lavoro importanti: come quello di assicurare la concertazione con le parti sociali, la promozione del principio di sussidiarietà, il dialogo costante tra regioni, comuni, unioni di comuni e comunità montane nella stesura dei piani di attuazione della Garanzia per i giovani, sostenere i progetti di inserimento e auto impiego e favorire misure per il contrasto della dispersione scolastica, della segmentazione generazionale e della segregazione di genere nel mercato del lavoro.

In sede di legge di stabilità, il Pd ha dato poi pieno appoggio all'emendamento presentato dal Governo per anticipare le risorse della Garanzia giovani (a causa dei ritardi nell'approvazione del bilancio pluriennale europeo) attraverso la creazione di un Fondo di rotazione destinato alle Regioni. Il gruppo continua in questi mesi ha seguire il Piano nazionale sulla Garanzia per i giovani stilato dal Ministero del Lavoro, i vari tavoli a livello regionale sulla ripartizione delle competenze operative del piano stesso e i negoziati in sede europea.

 

 

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